”Società come la nostra si basano su tre pilastri: gli sponsor, il pubblico e i diritti tv. Sulla prima voce possiamo lavorare, sulle altre due no”

Con l’addio a Meo Sacchetti, approdato alla Fortitudo Bologna, è ufficialmente cominciata l’opera di ridimensionamento in casa Vanoli Cremona.

”A Meo si è presentata una nuova opportunità – racconta patron Aldo Vanoli a La Provincia di Cremona – e abbiamo accolto la sua richiesta.

Noi comunque continuiamo a lavorare giorno e notte per garantire un futuro nella massima serie a Cremona.  Le tempistiche, purtroppo, non ci hanno consentito di garantire, nell’immediato, impegni per il futuro”.

Dichiarazioni rilasciate non a caso che fanno, di fatto, il paio con quelle espresse dal vicepresidente del club lombardo Davide Borsatti:

“Società come la nostra si basano su tre principi: gli sponsor, il pubblico e i diritti tv.

Sulla prima voce possiamo lavorare, sulle altre due no. Di questi tempi lo scorso anno avevamo già raccolto una considerevole quota dalla campagna abbonamenti. Attualmente non c’è la sicurezza che il pubblico possa seguire dal vivo le partite, anzi, con ogni probabilità si inizierà con gare a porte chiuse. Lo scorso anno avevamo un contratto in essere con Eurosport per quanto concerne le immagini, ora non c’è nessun accordo.

La Legabasket sta parlando ma non abbiamo ancora nulla in mano. Sono questioni che riguardano noi, ma anche moltissime altre squadre. La vera rivoluzione dovrebbe arrivare dal governo, con cui sta discutendo il Comitato 4.0, recentemente costituito, che riunisce i vertici della Lega Pro di Calcio, della Lega Basket Serie A, della Lega Nazionale Pallacanestro e delle Leghe di Serie A Maschile e Femminile di Volley.

Le sponsorizzazioni dovrebbero godere del credito d’imposta: è l’unico modo per tener vivo l’interesse delle aziende nel mondo dello sport. Non pensiamo solamente alla Vanoli, ma anche a quella miriade di piccole realtà e di ogni disciplina che vivono grazie a qualche piccola sponsorizzazione. Se non aiutiamo le aziende, le aziende non possono aiutare le società. Il rischio è quello della morte di tutto lo sport, o quasi.

I costi di gestione sono altissimi. Noi siamo pronti a mettere in moto l’economia, ma serve un aiuto. Gli spostamenti, gli alberghi, gli aerei per le trasferte. Servirebbe una detassazione. Così come i costi contributivi sulle buste paga. Senza dimenticare quelli sanitari. Poi ci sono i costi federali: iscrizione, tesseramento atleti, iva sul ticketing. La FIP autonomamente ha sbloccato qualcosa, ma parliamo di poche migliaia di euro. Anche loro hanno bisogno di trovare un equilibrio di bilancio. Serve che le cose partano dall’alto e che non si venga lasciati come l’ultima ruota del carro. Non chiediamo un trattamento privilegiato continuativo, ma di un paio di anni. Il tempo utile per permettere alle varie società di rimettersi in sesto. Queste riduzioni, o anche solo una parte, sarebbero un contributo sostanzioso.

I tempi ristretti non aiutano. Io capisco la necessità di ripartire presto per evitare la disaffezione nei confronti della pallacanestro, ma c’è da capire anche quale sia la dinamica di una società. Qualche tempo in più avrebbe fatto comodo a molti club. Prima di potersi iscrivere al campionato serve capire il budget a disposizione. Non faremo mai una stagione senza sapere se ci potranno essere le risorse per la copertura totale dei costi. Non è il nostro stile e mai lo sarà”.