Le vespe di Castellammare di Stabia, reduci dalla retrocessione della scorsa stagione dalla B alla C, debutteranno mercoledi in Tim Cup al ‘Menti’ contro la Tritium

Con il campionato di Serie C alle porte dopo la presentazione dei relativi gironi e dei calendari, la Juve Stabia è attesa al rientro ufficiale in campo al ‘Romeo Menti’ contro la Tritium nel primo turno di Tim Cup.

Sembra passata un’eternità dall’ultima gara con il Cosenza – a fine luglio – che sancì la retrocessione delle vespe dalla B alla C, sensazione amplificata dal vuoto che la società termale ha trasmesso alla piazza nell’ultimo periodo con la sua immobilità mediatica.

Vuoto tramutatosi, poi, in aperta contestazione da parte della frangia più calda dei sostenitori stabiesi. Giustamente.

A questo punto appare lecito chiedersi: ma la Juve Stabia e i tifosi gialloblè che amano sul serio questa maglia, meritano sul serio tutto ciò?

Negli ultimi cinquantuno giorni, ossia dalla gara che ha sancito ufficialmente la clamorosa – per le modalità – retrocessione in C, la Juve Stabia si è trincerata dietro una serie di conferenze stampa fini a se stesse, di cui una ed una sola ha avuto come argomento la retrocessione con le parole di un dirigente che giustificava la discesa in C a causa dell’assenza del pubblico. Sconcertante. Sarà mica colpa dell’assenza forzata di pubblico il silenzio assordante sulla questione abbonamenti da rimborsare? Sarà mica colpa dell’assenza forzata di pubblico il daspo di un anno – smentito con forza dalla società all’epoca dei fatti – inflitto ad un ex collaboratore tecnico di Fabio Caserta, salutato e ringraziato poi ‘calorosamente’ dal club a giochi fatti? Sarà mica colpa dell’assenza forzata di pubblico se l’Amministratore Unico del club termale, nel periodo più delicato della stagione del club che tende a rappresentare, va in tv a parlare di calcio come se nulla fosse? Pare proprio di si.

La Juve Stabia che si appresta ad affrontare la stagione sportiva 2020/2021 è un cantiere a cielo aperto privo di evoluzione ad appena una settimana dall’inizio del torneo, per usare un eufemismo. La retrocessione in C, per come è maturata, è un colpo impossibile da digerire che rischia di annebbiare anche il più obiettivo dei giudizi sull’ “operato” del club.

Il silenzio della proprietà, l’immobilismo generale a livello societario, l’attesa nel prendere una decisione definitiva circa chi dovrà essere, a tutti gli effetti, a gestire la società è qualcosa che fa ancor più male – se possibile – della retrocessione stessa. I soci Langella e Manniello non si parlano e, peggio ancora, non parlano ai tifosi nelle sedi opportune – le conferenze stampa.

A nulla serve discutere circa il neo direttore sportivo o il nuovo allenatore (a cui, tra l’altro, auguriamo buon lavoro), se alle loro spalle chi dovrebbe far chiarezza non ne fa. Non serve a nulla discutere sull’elenco dei calciatori convocati per il ritiro (che di fatto non c’è mai stato) pre-campionato se non si conoscono gli strumenti – semmai esistano – messi a disposizione nelle mani del nuovo direttore sportivo per allestire la squadra che sarà. Inutile nascondere che, alla luce dei recenti accadimenti, gli scriventi avevan posto speranze concrete di un cambiamento totale nella gestione unica del club nelle mani di Langella, speranza questa completamente disattesa dal momento in cui – come è ampiamente chiaro – la gestione operativa della Juve Stabia è stata trasferita in toto nelle mani di Gianni Improta. Personaggio che, nel tempo, non ha aggiunto assolutamente nulla di concreto alla causa Juve Stabia, prima da club manager e poi da vice presidente al posto dell’ingegner D’Elia, contestato da una parte della curva stabiese durante lo scorso campionato senza alcun reale motivo.

Improta, dicevamo, che oltre a non aver aggiunto nulla alla Juve Stabia, ha probabilmente tolto – se possibile – qualcosa nel giorno in cui ha dichiarato, in un’intervista a DB Radio, che gli sarebbe bastata una telefonata per mollare tutto e andare subito al Catanzaro (chi sta aspettando, ci chiediamo?) e noi gli facciamo i nostri più vivi complimenti al Sig. Gianni Improta, in particolare perchè quanto dichiarato è avvenuto mentre ricopriva – e tutt’ora ricopre – una carica societaria all’interno del club stabiese.

Il silenzio di Andrea Langella su tutto ciò appare incommentabile, una gestione in cui il presidente non ci mette la faccia è una non gestione. Se è vero che Franco Manniello ha regalato alla piazza il momento più alto della storia della Juve Stabia dal 1907 – innegabile – altrettanto innegabile è che con lui e la sua ”banda” la Juve Stabia ha perso la faccia e dunque la credibilità, di fatto l’unica cosa che un club non può permettersi di fare in un ambiente come quello del calcio, un ambiente in cui se non sai comportarti vieni fagocitato senza nemmeno rendertene conto. Fino a quando in società qualcuno non comincerà ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni, non avrà alcun senso parlare di gestione tecnica.

E’ solo e soltanto questo che, chi ama davvero questa squadra, deve augurarsi. E nulla più.

dal nostro inviato a Castellammare di Stabia
Francesco Maresca
con la collaborazione di Daniele Vollono e Mario Miccio