Il ricordo di Valerio Bianchini

Mio malgrado, in questi ultimi tempi mi è capitato troppo spesso di dover salutare con poche righe e molto dispiacere gli amici che se ne vanno per sempre. Ma questa volta il dolore è profondissimo e so che non basterà a mitigarlo il meraviglioso ricordo che ho del mio rapporto con Arnaldo Taurisano, il mio Maestro, il mio Tutor, il mio Amico. Nel 1963 feci il mio primo corso allenatori con lui e quel che ascoltai fu una specie di Rivelazione. La passione che avevo contratta come un virus da Riccardo Sales, divenne una esperienza esistenziale, scoprii che la pallacanestro era un luogo ideale dove completare la mia maturazione.

A seguito di quel corso, Taurisano mi portò con sè come istruttore in quel tempio dei fondamentali che era il Centro Addestramento di Tricerri. Ogni giorno, ogni lezione mi capitava di stupirmi per la meticolosità dell’analisi dei fondamentali con i quali Arnaldo cresceva non dei campioni ma dei semplici ragazzi della buona borghesia milanese , molto prima dell’avvento del minibasket. Ma ancor più mi affascinava il metodo col quale Arnaldo metteva in pratica quei fondamentali, con una ricchezza e una varietà di esercizi sempre funzionali all’apprendimento agonistico del gioco. Nel contempo, mi spingeva a far esperienza di allenatore nelle serie minori lombarde.

Poi, nel ’70, mi chiamò ad essere suo primo assistente a Cantù, in quel meraviglioso laboratorio creato dagli Allievi ai quali Arnaldo regalò la crescita e la formazione professionale di straordinari giocatori come Marzorati e Recalcati e di un gioco che anticipava di decenni ‘Il triangolo’ di Tex Winter. Quell’anno fu come essere immerso in un Master di altissimo livello, nel quale mi arricchivo ogni giorno della sapienza del Maestro. Ma era nelle notti delle lunghe trasferte che Tau mi stupiva col suo umorismo, con la sua capacità di prendere in gioco se stesso e il curioso baraccone del basket professionistico, con la sua lucida visione politica del mondo dello sport. Io non temevo di chiedere consigli su tutto, anche di carattere personale, e gli sono grato del molto tempo della sua vita che Tau mi ha dedicato, prendendomi per mano lungo il sentiero del basket.

Mi piace immaginare che oggi, nel momento della suo addio, mille ragazzini in palestra abbiano smesso di palleggiare e alzando lo sguardo oltre il canestro abbiano salutato il Maestro che se ne andava.