L’ex fantasista di Lucchese, Empoli, Crotone, Cavese e Juve Stabia si è raccontato ai nostri microfoni

L’ultimo vero numero 10 della Juve Stabia.

Nazzareno Tarantino, 25 anni di professionismo ed una passione smisurata per il calcio, ha cominciato prestissimo – a soli 11 anni – a calcare i campi in giro per lo Stivale in cerca del sogno. Di un sogno. Perchè ”se si vuole, si può raggiungere qualsiasi obiettivo. Io sono andato via da casa a soli 11 anni per inseguire il mio sogno e, alla fine, l’ho raggiunto”.
Tarantino è cosi: schietto, spigliato, disponibile e cordiale sin da subito con noi per organizzare l’intervista. Il carattere, quello che non è mai mancato nella carriera di Tarantino: gli attributi, smisurati. Fin dalle prime esperienze a Lucca, Empoli, ancora Lucca – dove nel frattempo adempie all’obbligo del servizio di leva nella Compagnia Atleti dell’Esercito a Roma – e Crotone.

”Di Crotone ho un ricordo spettacolare – racconta Tarantino ai nostri microfoni -. Facemmo un gran campionato con Gasperini in panchina arrivando secondi per poi vincere i play-off di C battendo prima il Benevento e poi la Viterbese. La stagione successiva, tuttavia, è stata un crocevia per me; la rottura dei legamenti mi tenne fermo per 8 mesi.

Ciò mi precluse il passaggio a Genova al termine della stagione con mister Gasperini che portò con sé anche Ivan Jurić. La mia carriera, forse, sarebbe potuta decollare ancor di più ma non ho alcun rammarico perché penso che in carriera ho raccolto ciò che mi spettava”.

Il passaggio all’Empoli dalla Lucchese per Tarantino e le prime convocazioni nell’U21 di Marco Tardelli:

”Nella mia carriera ho avuto il privilegio di trascorrere più anni nelle stesse squadre. Questo, per me, significa essere professionista; era importante per me farsi voler bene dall’ambiente e dai tifosi ed è quello che ho fatto trascorrendo più di 11 anni in piazze del sud, di cui tre anche alla Cavese con il grande rammarico della finale play-off sfumata con il Foggia allo scadere”.

Dalla Cavese alla Juve Stabia, e la carriera di Tarantino prende il volo:

”Alla Juve Stabia sono stato tre anni magici. E’ stato il ciclo più vincente della mia carriera. Ho vinto un play-off da outsider, una Coppa Italia di categoria ed in B, l’anno dopo e per la prima volta nella storia del club dopo oltre 60 anni, facemmo una grande stagione come neopromossa andando vicinissimi alla post-season per andare in A. Di Castellammare ho un gran ricordo specialmente dei tifosi; penso che i momenti che tutti coloro che ci seguivano ricordano maggiormente restano il mio goal al Modena ed il rigore a Benevento nel ritorno della semifinale play-off.

Per l’occasione, ci tengo a chiarire che non ‘scippai’ la palla dalle mani di Corona al momento di calciare perché volevo sfidare Benevento (città natale di Tarantino ndr) ma perché Giorgio veniva da tre errori consecutivi dal dischetto, tra cui uno anche nella partita di andata, e quindi mister Braglia decise che, in caso di calcio di rigore, spettava a me calciarlo”.

Tarantino, dopo 25 anni di carriera fra C e D, ha deciso di ritirarsi dal calcio giocato dedicandosi al settore giovanile della Lucchese come allenatore: ”Ho appeso le scarpette al chiodo la scorsa estate a Lucca. Ora mi occupo di settore giovanile ed alleno i Giovanissimi Regionali della Lucchese con cui l’8 gennaio abbiamo disputato la prima partita di campionato. Spero vivamente di poter proseguire in questo percorso, anche perché i ragazzi hanno bisogno di stare in movimento e di svagarsi in un momento come quello che stiamo vivendo. A loro, oltre alla tecnica, cerco di insegnare i veri valori dello sport ma soprattutto provo a far capire che non bisogna mai mollare perché so che se si vuole, si può raggiungere qualsiasi obiettivo. Io ho lasciato Benevento a soli 11 anni per inseguire il mio sogno e, alla fine, ce l’ho fatta”.

La lezione di Nazzareno Tarantino è la lezione di cui, ora più che mai, il panorama sportivo italiano ha bisogno perchè con carattere, caparbietà, abnegazione, sacrificio, serietà, professionalità e tanto lavoro, alcun obiettivo appare precluso.

Maresca Francesco