”Non ho ancora lasciato la mia impronta sulla squadra. Carr un talento, ma vorrebbe già essere in NBA. Stojanovic si credeva una star ed era difficile da gestire”

Quella relativa a Larry Brown è stata una delle questioni più annose nel recente passato in casa Fiat Torino. Il 78enne coach statunitense, membro del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, è rientrato in Italia soltanto ad inizio dicembre dagli States a causa di alcuni controlli personali riguardo la sua salute. Tante sono state le voci che si sono rincorse circa un suo paventato addio anticipato da Torino ed altrettante sono state le smentite. Attraverso le colonne di TuttoSport, coach Brown ha deciso di puntualizzare riguardo alcune questioni rimaste in sospeso:

”Non è stato facile l’inizio. Rispetto allo scorso anno c’è stato un rinnovamento. Avrei voluto altri tipi di giocatori ma ci sarebbero voluti, per questo, più soldi. Avrei voluto tre o quattro giovani. Sarebbe stato bello plasmarli, crescerli. In ogni caso, con qualche cambio abbiamo trovato gli americani che fanno al caso nostro. Hanno la giusta attitudine e la squadra sta cambiando volto. Poi sono un po’ arrabbiato con me stesso perchè non sono ancora riuscito a lasciare la mia impronta sulla squadra.”

Il coach campione NCAA ed NBA si è soffermato anche sulla questione Stojanovic”Toni Carr è un talento ma vorrebbe già giocare in NBA. Non ha la testa per capire quali sono i suoi limiti. Ha comunque delle potenzialità, ma deve mettersi in testa di lavorare sodo. Stojanovic si credeva una star, era difficile da allenare. Non accettava le correzioni in allenamento e non ascoltava neanche i più esperti. Messo alla porta lui, il gruppo ne ha guadagnato. Sarei felicissimo di allenare David Okeke (attualmente fermo per problemi di salute ndr). Ci sono tanti giovani interessanti in Italia che però devono giocare. Mi spiace poi ci siano cosi pochi giocatori italiani in NBA. Ai tempi avrei voluto Meneghin, lo adoravo.”

Sulla gestione Auxilium – ”I Forni sono persone eccezionali, hanno una passione infinita. Non ho mai pensato di andarmene anche per merito loro. Ma al presidente ho detto che cambiare venti giocatori all’anno non è la ricetta per il successo.”

Una battuta anche sulla città di Torino – ”Amo Torino e i torinesi, un po’ meno quando sono in auto! Tipo Manchester United ma qui mi sta simpatico il Torino. So della tragedia di Superga.”