L’Olimpia Milano ritirerà domani sera, nel corso della sfida di EuroLeague tra Milano e il Maccabi Tel Aviv, la sua canotta numero 11

Dino Meneghin venne acquistato da Milano nell’estate del 1981. Fu una svolta epocale per il basket italiano, perché fino ad allora Dino Meneghin era stato sinonimo di Varese: cresciuto in città, membro delle giovanili e poi stella di una squadra cinque volte campione d’Europa. Ma Varese doveva ripartire e cedendolo mise a posto tante cose.  La storia del suo arrivo a Milano, la racconta Dino stesso:

”Avevo due offerte, di Venezia e Milano. Scelsi Milano perché era una società con grande esperienza e storia, che puntava a vincere, ben organizzata con pochissime persone che decidevano: Gabetti, Cappellari e Dan Peterson. A Varese era stato così con Borghi, Gualco, Nikolic e gli altri allenatori. Poi era vicina a Varese, ero legato alla mia famiglia, genitori, fratello, mio figlio. La vicinanza è stata decisiva.

Avevo un contratto di due anni, pensavo di giocare due anni e poi smettere. Ma un giorno, Peterson mi disse che avrei dovuto pensare alle Olimpiadi del 1984 a Los Angeles. Dissi sì, come no? Pensavo fosse pazzo, ma può essere che mi abbia dato una sveglia al cervello e spinto a pensare positivo. Poi ho avuto la fortuna di venire a Milano e giocare con grandi campioni, con Mike D’Antoni, John Gianelli, Roberto Premier, Vittorio Gallinari, Franco Boselli. Non erano solo compagni di squadra, ma persone straordinarie con le quali ero molto legato anche fuori del campo. Ricordo le cene a casa di D’Antoni o di Premier. O i dopo partita. Si era costruito un rapporto ottimale che andava al di là delle gelosie. Era lo stesso che avevo a Varese con Bisson, Zanatta, Morse. E’ stata una fortuna”.

Domani sera, Dino Meneghin vedrà la sua canotta numero 11 ritirata dall’Olimpia Milano ed affissa per sempre sulla parete del Forum di Assago.
In occasione dell’evento, questo il messaggio di suo figlio Andrea: